Quali sono i vitigni autoctoni laziali?
Nel territorio laziale vengono coltivati oltre 60 vitigni, ma per la produzione di vini di qualità, viene sfruttato soprattutto il potenziale dei vitigni autoctoni. La produzione regionale, sia per numero che per estensione dei vigneti, è caratterizzata dai vini bianchi per un buon 80%.
Quali sono i vitigni autoctoni laziali? significato
Il territorio laziale, per le sue caratteristiche è principalmente adatto ai vitigni a bacca bianca, ma non mancano anche i vitigni a bacca nera che producono vini caratteristici e di qualità.
Uno dei vini principali, originario laziale, è il Frascati Superiore DOCG che viene prodotto da uve di seguenti vitigni: Malvasia bianca di Candia e/o Malvasia del Lazio (Malvasia puntinata) minimo 70%; Bellone, Bombino bianco, Greco bianco, Trebbiano toscano, Trebbiano giallo fino ad un massimo del 30%; altre varietà di vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Lazio, presenti nei vigneti, fino ad un massimo del 15% di questo 30%. La zona di produzione comprende per intero il territorio amministrativo dei comuni di Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone, ed in parte quelli di Roma e Montecompatri.
I vitigni principali a bacca bianca significato
Il suo nome deriva da iuliatico, che significa “la precocità di maturazione” che lo contraddistingue. Questo vitigno di origine greca, deriva probabilmente da una mutazione del Moscato bianco, dal quale ha “ereditato” parte della sua spiccata aromaticità primaria. In generale, da questo vitigno vengono prodotti i vini in versioni invecchiate che mostrano una grande potenzialità, espressa comunque anche nelle sue espressioni più giovani. Vitigni laziali cesanese
Questo vitigno bianco caratterizzato dalle sue uve con una buccia sottile e delicata, è conosciuto anche come “uva pane”. Il suo nome deriva dalla descrizione della bellezza del grappolo. Anche il Bellone ha un origine antichissima, diffuso già nel periodo romano e prodotto nell’area collinare dei Castelli Romani. Vitigni laziali, cesanese
Bianco Dritto significato
Questo vitigno viene coltivato in ceppi isolati nel Viterbese, è così chiamato per il portamento della pianta e per la forma cilindrica e compatta del suo grappolo. Viene vinificato in purezza, da cui nasce un vino bianco con un aroma delicatamente vinoso ed un sapore leggermente acidulo. Vitigni laziali, cesanese
Malvasia del Lazio
Dalle ricerche storiche, sembra che questo vitigno sia stato introdotto nel Lazio dai mercanti genovesi, viene citato già nel 1888, dal Mengarini. Detta anche Malvasia Gentile, Malvasia Puntinata o Malvasia col Puntino, è particolarmente diffusa nell’area dei Castelli Romani e contribuisce alla composizione dei vini DOC Frascati, Marino, Tarquinia, Colli della Sabina, Colli Albani, Cerveteri e Bianco Capena. Significato
Moscato di Terracina
Vitigno bianco originario della provincia di Latina, ha una parentela con il Moscato di Alessandria, meglio conosciuto in Sicilia come Zibibbo. In passato è stato impiegato prevalentemente come uva da tavola, se vinificato, dà luogo a vini delicatamente aromatici, di struttura esile, leggeri di alcool e di notevole finezza, dal particolare sapore speziato, oltre che muschiato, sicuramente da valorizzare per le loro caratteristiche organolettiche. Per questo motivo, la sua coltivazione, fino alla fine del secolo scorso limitata a pochi ceppi, sta ultimamente mostrando cenni di ripresa. igni laziali, cesanese
Ottonese
Anche questo vitigno a bacca bianca è diffuso esclusivamente in alcune aree del Frusinate, la sua origine è sconosciuta, viene caratterizzato da grappoli medio-grandi e da un’elevata resistenza alla maggior parte delle crittogame. Di solito viene vinificato in purezza, dal quale nascono i vini con un aroma fragrante e delicato con un’acidità sostenuta. Ottimo come base spumante. vitigni laziali, cesanese
Passerina
Questo vitigno è presente in quasi tutta l’Italia centrale, per quanto riguarda il territorio laziale, la Passerina è diffusa maggiormente nella provincia di Frosinone, dove si fregia di una apposita IGT. Di origine probabilmente adriatica, si ritiene che questo vitigno sia imparentato con il Trebbiano toscano, con il quale mostra alcune similarità. Vitigni laziali, cesanese
Trebbiano giallo
Trebbiano giallo è un vitigno originario della zona dei Castelli Romani, situata alle porte della Capitale. L’Acerbi lo analizza, nel 1825, definendolo un grappolo dagli “acini aurei”. Il territorio di produzione comprende per intero la zona dei Castelli Romani, dove è conosciuto come Trebbiano dei Castelli, Trebbiano di Frascati e Trebbiano Giallo di Velletri. Vitigni laziali, cesanese
I vitigni principali a bacca rossa
Il Cesanese, uno dei principali vitigni prodotti nel territorio laziale, ha una storia antichissima: nel corso del tempo ha conquistato papi ed imperatori. Per un lungo periodo è stato praticamente dimenticato e, grazie a un produttore, Federico Alimontani, fondatore di una cooperativa che conta circa 60 soci produttori, ha recuperato la sua memoria. Nasce nella valle dell’Aniene, su una collina protetta dai Monti Ernici e i Monti Simbruini, nel borgo di Affile, fondato nel 1000 A.C. dagli Ernici e dagli Equi, passato sotto la dominazione romana nel 133 A.C. Furono i romani a disboscare la collina per coltivare i vigneti. Il nome del vitigno Cesanese d’Affile verrà proprio da questa scelta. “Cesae”, infatti, in latino vuol dire “luoghi dagli alberi tagliati”. Il vino che nasce da questo vitigno ha un legame profondo con l’antica Roma, ricco di significato. cesanese vitigno
Su quelle terre Nerone e Traiano vollero delle residenze. In quel quadrilatero si istituì la residenza ufficiale dei Papi, precisamente ad Anagni. Città che, tra l’altro, a quattro di loro diede i natali: Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV, Bonifacio VIII.
Il vitigno Cesanese ha raggiunto la grandiosità e una diffusione che nei primi del ’900, faceva contare 10 mila quintali di produzione all’anno , con soli 30 ettari di terreno destinati alla sua coltivazione. Ma la storia si sa, a volte sa essere crudele. Nonostante il riconoscimento della DOC nel 1973 (una delle prime in Italia) e la Medaglia d’oro a Parigi e Bruxelles ottenuta 40 anni prima, nel 1930, ha dal suo riconoscimento in poi conosciuto il declino. Un declino rapido e significativo. Molte vigne sono scomparse e il vino si è destinato al solo consumo familiare. Federico Alimontani e la sua cooperativa, hanno fatto sì che venissero ripristinati i vigneti già esistenti e creati dei nuovi, grazie al “Progetto per il recupero e il rilancio del Cesanese di Affile” nato nel 2003. Il vitigno è tornato ai suoi antichi fasti. Testimoni lo sono, ad esempio, i Quattro Grappoli Bibenda al Gaiano e Le Cese de Le Colline di Affile, 4 Grappoli Bibenda per l’“Oniro” di Casale Vallechiesa.
Questa varietà è limitata a piccole aree delle province di Roma e Latina (a Cori, dove è stato sempre preferito alle altre varietà locali, deve appunto il nome). Recuperato e rilanciato mediante ricerche e sperimentazioni che ne hanno documentato le peculiari caratteristiche qualitative, si caratterizza per il grappolo serrato di medie dimensioni con buccia spessa e pruinosa.
Cannaiola di Marta
Anche questo è un vitigno di produzione limitata e si trova in alcune aree sporadiche della provincia di Viterbo. In genere viene vinificato con altre varietà, ma se vinificato in purezza, genera un vino di colore rubino, con un aroma vinoso e gusto armonico, corposo e fruttato. Una curiosità: il suo nome deriva probabilmente dai “dies caniculares”, i giorni più caldi dell’anno nei quali il colore dei suoi acini passa dal verde al viola. Vitigni laziali, cesanese